Usare il piombo degli antichi romani per realizzare un avanzatissimo osservatorio di neutrini originati da esplosioni di supernovae è l’ambizioso traguardo del progetto RES-NOVA, che si è aggiudicato un finanziamento di 2,7 milioni di euro da parte dello European Research Council (ERC). La proposta è di Luca Pattavina, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) tra i vincitori dei Consolidator Grant 2022 recentemente assegnati a 321 giovani studiosi di eccellenza, per sostenerli nel consolidamento della loro carriera scientifica.
“Grazie alle diverse esperienze internazionali che ho avuto modo di fare, ma soprattutto alle uniche infrastrutture dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN, e al supporto del Fakultät für Physik dell’Università Tecnica di Monaco, sono riuscito a realizzare le prime misure che hanno dimostrato la fattibilità del progetto”, ha spiegato Pattavina, il quale ha inoltre sottolineato: “Il risultato raggiunto è frutto di uno sforzo comune di tanti collaboratori italiani, tedeschi e anche ucraini. I primi prototipi di rivelatore sono stati prodotti proprio in Ucraina prima dell’inizio del tragico conflitto”.
La ricerca si propone di migliorare la probabilità di osservare le esplosioni di supernovae: eventi estremamente rari, durante i quali una grande quantità di energia viene rilasciata sotto forma di neutrini. Queste particelle – prive di carica elettrica e dotate di una massa molto piccola – interagiscono pochissimo con la materia: rappresentano perciò dei messaggeri straordinari, capaci di fornire informazioni dirette sui processi che si svolgono all’interno delle stelle; d’altro canto si tratta di entità sfuggenti, molto difficili da intercettare. Per catturarli, RES-NOVA sceglie di puntare sul piombo, i cui nuclei contengono un elevato numero di neutroni, in grado di aumentare di circa 10.000 volte la probabilità che un neutrino interagisca con il rivelatore, rispetto alle tecniche convenzionali.
In particolare, nel progetto sarà utilizzato del metallo proveniente dai lingotti recuperati da una nave romana affondata 2000 anni fa al largo della Sardegna. L’obiettivo finale è quello di produrre uno strumento di piccole dimensioni, ma estremamente sensibile, che potrà rivelare il 90% delle potenziali supernovae presenti nella nostra galassia, gettando le basi per una futura generazione di telescopi europei per neutrini.