Un team di ricercatori dell’ENEA, guidato da Sabina Botti – ricercatrice del Laboratorio Micro e nanostrutture per la fotonica nonché autrice dello studio pubblicato sulla rivista Molecules – ha messo a punto un nuovo protocollo diagnostico “green” per la salvaguardia dei libri antichi. Quest’ultimo è in grado di valutare, in modo rapido e non invasivo, lo stato di conservazione dei libri e l’efficacia dei trattamenti usati dai restauratori per prevenirne o rallentarne il deterioramento attraverso l’applicazione di sostanze chimiche non aggressive, non tossiche (idrogel) o trattamenti di irraggiamento diretto.
La cellulosa, infatti, principale costituente della carta, nel corso del tempo subisce un degrado naturale che dipende da diversi fattori intrinseci della carta e dalle condizioni di conservazione. Tuttavia, l’applicazione dell’idrogel ha dimostrato una buona azione pulente e una forte capacità di rimozione dei contaminanti che possono essere presenti su di essa, come amido, gomma arabica, colle animali e gelatina.
In dettaglio, la metodologia applicata per preservare il patrimonio librario antico ha previsto l’impiego della spettrometria Raman e della microscopia ottica, due tecniche non distruttive e non invasive. “Per rallentare il degrado della carta e ripristinare la qualità del patrimonio librario sono stati sviluppati diversi trattamenti di pulizia che permettono di rimuovere contaminanti esterni e prodotti di ossidazione e decomposizione della carta. Il problema è che non tutti preservano nel tempo le caratteristiche uniche del bene antico. Per studiare lo stato “di salute” della carta prima e dopo il trattamento, abbiamo impiegato, su campioni di carta risalenti a fine ‘800, la spettroscopia Raman, una tecnica di analisi molto efficace che utilizza la ‘luce’ per studiare la composizione chimica dei materiali. Si è rivelata uno strumento adatto per definire il tipo di degrado ma anche per valutare l’efficacia dei trattamenti di pulizia”, ha sottolineato la dottoressa Botti.