Secondo una recente ricerca condotta dai ricercatori dell’ENEAe CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), le piante di kiwi trattate con i raggi UV diventano più resistenti agli agenti patogeni. In particolare, oltre il 60% delle piante sottoposte a tale trattamento, già dopo una settimana, hanno dimostrato di essere meno sensibili al cosiddetto “cancro batterico” Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa) a cui i kiwi sono esposti. Al contrario, invece, le foglie di kiwi infettate e non trattate con raggi UV-C hanno mostrato imbrunimenti e afflosciamenti.
“La dose di raggi UV ha indotto la produzione di particolari molecole, come carotenoidi e fenoli, che hanno rafforzato le naturali difese della pianta”, ha spiegato Paolo Di Lazzaro del Laboratorio ENEA di Applicazioni dei plasmi ed esperimenti interdisciplinari, che ha portato avanti la ricerca insieme ad altri colleghi dell’Ente. “Questo effetto è noto come ‘ormesi’ e potrebbe rappresentare un’alternativa promettente per contenere l’uso dei fitofarmaci in agricoltura, con notevoli vantaggi per l’ambiente e la salute di consumatori e operatori del settore”, ha sottolineato Simona Lucioli, ricercatrice del Centro Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (CREA-OFA).
Per l’irraggiamento i ricercatori del Laboratorio Eccimeri del Centro Ricerche ENEA di Frascati hanno realizzato un dispositivo portatile delle dimensioni di uno smartphone, composto da 20 LED, che gli ha consentito di attuare irraggiamenti di potenza e di durata variabile per garantire la stabilità dell’intensità irradiata nel lungo periodo. “Rispetto alle tradizionali lampade a mercurio impiegate finora in questo tipo di trattamento, i LED del nostro dispositivo presentano migliori caratteristiche in termini di robustezza, leggerezza, rapidità nell’accensione/spegnimento e, soprattutto, di trasportabilità per applicazioni in campo”, ha specificato Di Lazzaro.
In Italia, secondo la FAO, sono coltivati a kiwi circa 25 mila ettari di terreno e la prima regione per produzione di kiwi è il Lazio, con circa 9.500 ettari dedicati (dati Istat 2022). Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico e il diffondersi del batterio Psa, che si è diffuso in tutto il mondo dal 2008, hanno rappresentato una grande sfida per gli agricoltori del settore che, spesso, sono stati costretti a ricorrere ad agenti agronomici e chimici, non privi di impatto ambientale, per limitare il diffondersi della malattia. In tal senso, lo studio condotto dal team dell’ENEA e di CREA apre le porte a nuovi trattamenti green per la salvaguardia di queste piante.