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Farmaci e cervello: una nuova tecnica per superare la barriera emato-encefalica

La barriera emato-encefalica costituisce un importante ostacolo per l’arrivo dei farmaci a livello cerebrale e può precludere il corretto trattamento di numerose patologie. Una nuova ricerca italiana pubblicata sulla rivista Scientific Reports ha mostrato che una tecnica basata su ultrasuoni a bassa intensità può costituire una soluzione efficace nel permettere una migliore permeabilità della barriera encefalica e consentire ai farmaci di esplicare i loro effetti a livello del sistema nervoso centrale.

Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricerca della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM) e ha valutato l’efficacia combinata di onde ultrasonore pulsate a bassa intensità e di una protesi cranica biocompatibile, a base di poliolefina, nel favorire la permeabilità della barriera in alcuni modelli cerebrali. Gli esperimenti hanno mostrato che questa tecnica può essere efficace nel favorire la permeabilità della barriera, con importanti potenziali prospettive a livello farmacologico.

Le attività di ricerca oggetto dello studio saranno ulteriormente approfondite nell’ambito del progetto RaCHy (Radiotherapy coupled with Hyperthermia) coordinato da Giovanni Durando dell’INRIM e portato avanti con numerosi partner europei e italiani, tra cui l’Istituto Superiore di Sanità. Il progetto si propone di valutare l’efficacia della radioterapia combinata con le terapie del calore per il trattamento dei tumori, sperimentando l’integrazione dei trattamenti di radioterapia con varie tecniche di ipertermia, che prevedono il riscaldamento dei tessuti. Il progetto ha ricevuto finanziamenti dal programma quadro europeo Horizon 2020 e dal programma EMPIR (European Metrology Programme for Innovation and Research), il principale programma europeo di finanziamento della ricerca in ambito metrologico.

Fonte: INRiM

Studio su Scientific Reports

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