La realtà virtuale offre la possibilità di studiare le cellule senza l’utilizzo dei marcatori fluorescenti, ovvero molecole in grado di “colorare” e quindi distinguere tra loro differenti organelli intracellulari ma, al tempo stesso, potenzialmente tossici per le cellule. È quanto dimostra uno studio condotto congiuntamente da due istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche: l’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti “E. Caianiello” (Isasi) e l’Istituto sistemi e tecnologie industriali intelligenti per il manifatturiero avanzato (STIIMA) ‒ in collaborazione con il Dipartimento di medicina molecolare e biotecnologie mediche dell’Università degli studi di Napoli Federico II, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Small Methods.
I ricercatori hanno sviluppato un sistema di visualizzazione tridimensionale della cellula all’interno del metaverso. La metodologia rientra nel settore della citofluorimetria e della citometria, tecniche utilizzate in laboratorio per rilevare e identificare cellule specifiche tramite l’analisi delle caratteristiche fisiche di ognuna di esse.
“Il metodo sviluppato, denominato ‘Generalized Computational Segmentation based on Statistical Inference’ (Generalized CSSI), permette di visualizzare e ottenere parametri quantitativi di una cellula partendo dall’immagine ottenuta attraverso il microscopio tomografico, ovvero un microscopio in grado di generare un’immagine 3D dei suoi organelli interni”, ha spiegato Vittorio Bianco del Cnr-Isasi.
L’implementazione di un metodo di citometria tomografica 3D consente di evitare l’utilizzo di marcatori fluorescenti (label) e di restituire mappe tridimensionali di ciascuna cellula in flusso. “È nato così un ambiente totalmente immersivo per la microscopia, accessibile mediante occhiali per la realtà virtuale.
L’utente, sia esso un ricercatore, un medico, uno studente, o un semplice curioso, può immergersi in un mondo parallelo per intraprendere un viaggio tra le cellule e nelle cellule”, ha illustrato Ettore Stella del Cnr-Stiima, coordinatore del gruppo di Bari del quale fanno parte Maria Di Summa e Nicola Mosca.
L’utilizzo della realtà virtuale potrà essere decisivo nei futuri scenari della diagnostica medica sul single cell imaging. “Questi risultati potranno rivelarsi uno strumento potente per migliorare lo studio, l’analisi e la condivisione dei dati anche da parte di laboratori a distanza. Inoltre, questo primo innovativo esempio di metaverso ‘label-free’ per cellule 3D costituisce una piattaforma di realtà virtuale che permetterà di aprire nuovi scenari per le attività di formazione, didattica e outreach, fornendo agli osservatori un’esperienza unica, informativa e più coinvolgente sulla biologia cellulare”, ha dichiarato Pietro Ferraro del Cnr-Isasi.